Testimonianza di Anna.

Mi sono sempre ritenuta una persona fortunata. Ho una splendida famiglia, una bambina che cresce a vista d’occhio, un marito attento.
L’anno scorso però la mia situazione è drasticamente cambiata, come se la fortuna mi avesse girato le spalle all’improvviso.  Il dottore mi diagnosticò il “brutto male”, un tumore al seno. Da quel momento in poi sono stata costretta a prendere decisioni tremende e terrorizzanti. Il mio equilibrio psicofisico stava perdendo la razionalità e avevo come la percezione che la mia vita stesse gradualmente, di giorno in giorno, scivolandomi di mano.
Soprattutto il mio aspetto fisico e il mio modo di pensare erano radicalmente mutati. Una mutazione provocata da un’arrabbiatura. Continuavo a non volerci credere ma il mio stato d’animo mi provocava ansia, insicurezze e forti timori, in particolare su cosa la vita stava riservandomi.

Una vita che ora si presentava enigmatica e contraddistinta da dubbi e incertezze quotidiane. Continuavo a pormi la domanda “ perché?”. Perché ancora in giovane età dovermi confrontare con un male che mi limitava, e di fatto limitava la mia possibilità di vivere una seconda maternità?
Una domanda che continuava ad invadere i miei pensieri in modo ossessionante. Iniziai ad avere la consapevolezza che il destino mi aveva riservato un altro percorso tutto in salita e pieno di difficoltà.

Per tutto il periodo mi sono sentita un leone, un leone affamato di vita e arrabbiato per la grande ingiustizia che sentivo. Un destino che mai nessuno vorrebbe aspettarsi ma che davanti al fatto compiuto sono stata, anzi, siamo stati,  io e la mia famiglia, costretti ad affrontare.

Un giorno, nel corso di una terapia, mi posi la seguente domanda: in che modo vorrei trascorrere questo periodo della mia vita? Mi resi conto che davanti a me avevo due possibilità, due vie da percorrere: la prima, quella di vivere nella disperazione crogiolandomi nell’autocommiserazione. La seconda, una volta riacquistate le forze, quella di uscire di casa e cercare di VIVERE di nuovo con il sorriso sulle labbra.
La scelta, nata forse inconsciamente dal mio spirito combattivo, di vivere e godere ogni momento della vita, ha prevalso su tutto senza lasciarmi soffocare da pensieri ossessivi e negativi.
Un fatto molto curioso è che nel corso più delicato e difficile della mia vita, il mio aspetto fisico aveva inevitabilmente subito una involuzione: cranio pelato, e amputazione della basilare fisicità femminile che avrei col tempo potuto recuperare, con molta pazienza, con prova di forza e tenacia, solo in un secondo tempo. Non volevo apparire agli occhi degli altri come una “malata”, e proprio per contrappormi a questo status sono riuscita, in modo anche bizzarro, a sentirmi bella , forse anche in modo un po’ egocentrico, ma di un egocentrismo nato dalla voglia di ribellarmi e di manifestare la mia convinzione e forza di vivere.
Anche il nostro ruolo di genitori è stato messo a dura prova quando abbiamo affrontato la situazione con nostra figlia. Per lei è stato difficile accettare di vedere la propria mamma malata. La fase più acuta e per certi versi più traumatizzante è stata quando ho affrontato la chemioterapia: una cura che lascia sul corpo dell’ammalato segni visibili, provocando in certi casi effetti collaterali pesanti sul piano psicofisico. Per sdrammatizzare la situazione, io e mia figlia c’eravamo inventate un nuovo gioco. Prima di coricarsi alla sera le permettevo di scrivere o disegnare sulla mia testa, lasciandole la libertà di esprimere i suoi pensieri, le sue ansie e preoccupazioni. Questo momento intimo tra me e lei ha permesso di aprirci al dialogo e di condividere le nostre fragilità in modo da poterle affrontare con più serenità.

Oggi posso dire che questa esperienza mi ha reso consapevole che la vita è molto più incerta e più fragile di quanto abbia mai creduto.
Grazie al sostegno dei miei familiari, degli amici e dello staff medico ho immediatamente avuto la forza di combattere. Credo comunque, forse con un pizzico di supponenza, di essere stata in grado di superare questo delicato momento grazie anche a risorse mie personali che fino a ieri non sapevo di avere.
Un’esperienza di questo genere ti cambia e ti lascia molte cicatrici, devo però ammettere che quello è stato l’anno più proficuo della mia vita! Ho imparato a gestire le mie emozioni e ad essere più razionale in situazioni apparentemente futili.  Sono convinta che bisogna cercare di vivere con fiducia e armonia con se stessi, anche se occorre lottare e mai perdersi d’animo, e quando si cade, bisogna sempre cercare di rialzarsi. Di questa esperienza preferisco ricordare i momenti di forza, la vicinanza e la dolcezza dei miei parenti e amici, le risate per una parrucca mal messa, gli acquisti frenetici nei negozi e la grande voglia di vivere che hanno fatto di me una persona diversa.  
Sui motivi per i quali nella mia vita è intervenuto questo brutto male non credo di riuscire a trovare una spiegazione. Probabilmente oggi penso che non valga neppure la pena saperlo. Potrà apparire banale agli occhi di molti, ma penso che la vita sia una sola e come tale vada vissuta in pieno sempre, come se fosse l’ultimo giorno, senza lasciarsi prendere da dubbi e timori sul futuro e accettando il fatto che per tutti esistono nella quotidianità momenti positivi e momenti negativi … il segreto sta nel trarre vantaggio da questi ultimi.

Come dicevo all’inizio mi sono sempre reputata una persona fortunata e lo credo ancora.

 


Testo raccolto da Désirée Della Volta, giornalista, 30 settembre 2013