L’incontro con il tumore al seno produce sofferenza non solo fisica ma anche emotiva e richiede un adattamento psicologico, che interessa le diverse fasi della malattia.

A partire dal sospetto di malattia, per arrivare al momento della diagnosi, al periodo dei trattamenti fino al termine degli stessi, la paziente e i suoi familiari affrontano pensieri ed emozioni spesso contrastanti, dalla paura alla speranza, dall’angoscia, accompagnata da momenti di vuoto, alla relativa calma.

Anche se l’esperienza di malattia è vissuta in modo unico e originale da ogni individuo, tante sono le manifestazioni emotive e le reazioni che si possono evidenziare, spesso inaspettate sia per la donna sia per il suo contesto affettivo. Tra queste, il sentimento d’incredulità e smarrimento, d’impotenza e perdita del controllo, di tristezza e ansia, di rabbia, di solitudine e di isolamento, d’incertezza riguardo al futuro e di angoscia di morte. A volte sono presenti disturbi della sfera sessuale, problemi di autostima e di immagine di sé.

Si tratta di sentimenti e pensieri assolutamente normali, scaturiti dall’incontro con un’esperienza completamente nuova, caratterizzata da una cattiva notizia, che va progressivamente elaborata al fine di trovare le energie per affrontarla e giungere a convivere con l’esperienza vissuta.

Partner, figli, familiari, amici e conoscenti attraversano le medesime fasi psicologiche ma tendono a mascherare l’emotività nel tentativo di proteggere la donna, che finisce a volte per sentirsi sola, isolata e forse anche non considerata.

Un adeguato supporto medico ed infermieristico aiuta la paziente e i suoi familiari ad integrare gradualmente la diagnosi e i trattamenti proposti, facilitando il contatto con altre figure professionali (assistenti sociali, psicologi, psichiatri), se viene riconosciuto il bisogno dal personale curante oppure se la paziente o i suoi familiari ne fanno esplicita richiesta.

È utile, sia per la donna che per i suoi familiari, poter esternare i sentimenti provati nelle varie tappe di malattia; il personale di cura è formato all’ascolto dei vissuti emotivi.

 

Testo redatto da Gabriella Bianchi Micheli, Psicoterapeuta e Psiconcologa FSP

Ultima revisione – febbraio 2017