L’utilizzo principale di questo esame nelle pazienti con tumore al seno è la ricerca di metastasi ossee e/o di alterazioni degenerative (per es. artritiche) che potrebbero essere interpretate erroneamente come metastasi.

La scintigrafia ossea viene eseguita nel reparto di medicina nucleare e permette di studiare con un unico esame tutto lo scheletro.

Durante l’esame viene iniettata in vena una sostanza marcata con isotopi radioattivi, chiamata anche radiofarmaco. Il farmaco tende a legarsi, per via delle sue proprietà chimiche, al tessuto osseo in maniera proporzionale all’ attività di proliferazione.
Il radiofarmaco rilascia nell’organismo solo una piccola quantità di radiazioni.

La durata dell’esame è di circa 3 ore e mezza. Dopo l’iniezione del farmaco si aspettano circa tre ore necessarie per la sua distribuzione all’interno dello scheletro e poi 20 minuti per misurare le radiazioni emesse dal corpo del paziente.
Durante l’attesa il paziente è invitato a bere un litro e mezzo di acqua per facilitare l’eliminazione renale del farmaco non legato al tessuto osseo e migliorare quindi la capacità diagnostica dell’esame.

L’esame è indolore e non comporta rischi particolari. Il radiofarmaco è in genere ben sopportato dai pazienti. E’ consigliato bere in abbondanza anche dopo la fine dell’esame per aiutare l’eliminazione definitiva del radiofarmaco. Durante le 24-48 ore successive è opportuno restare a distanza (almeno 2 metri) da bambini e donne in gravidanza in quanto il corpo emette ancora delle radiazioni.

La gravidanza e l’allattamento sono una controindicazione.

 

 

Testo redatto da Elena Cauzza, radiologo

Ultima revisione – marzo 2017