Il LCIS (detto anche intralobulare) è una precancerosi: le cellule tumorali si sviluppano all’interno dei lobuli (zona della ghiandola che produce il latte) e rimangono “in situ” cioè non si estendono al di fuori del lobulo nel tessuto circostante o in altre parti del corpo. Questa caratteristica rende la prognosi del LCIS molto buona.
Il LCIS è più frequente tra i 40-50 anni, nel 40-85% dei casi è multicentrico (cioè forma più focolai di cellule tumorali nello stesso seno) e nel 30% dei casi può interessare tutte e due i seni. Si associa alla presenza di un tumore invasivo nel 5% delle pazienti.
La diagnosi di LCIS aumenta da 7 fino a 10 volte il rischio di un successivo tumore invasivo. In caso di sviluppo di un tumore invasivo generalmente si riscontra un carcinoma duttale invasivo.
Sintomi
Nella maggior parte dei casi non ci sono sintomi e la sua diagnosi è casuale.
Diagnosi
Il LCIS non si distingue alla mammografia perciò la sua diagnosi è sempre occasionale, nel caso in cui si associa ad altre patologie del seno che richiedono un intervento chirurgico.
Trattamento
La terapia attualmente raccomandata può prevedere la rimozione chirurgica seguita da conttrolli clinici periodici più una mammografia all’anno.
Poiché il LCIS rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di un successivo tumore invasivo può essere indicata una terapia preventiva.
I benefici della terapia endocrina nel LCIS sono molto meno consistenti che nei tumori invasivi. È importante discutere con l’oncologo di riferimento i possibili benefici ma anche gli effetti collaterali legati al trattamento.
Tamoxifen e Exemestane sono le terapie endocrine che hanno dimostrato di essere efficaci nel LCIS.
Tamoxifen blocca i recettori ormonali a cui si legano gli ormoni femminili che stimolano le cellule tumorali a crescere. Viene prescritto sia alle pazienti in premenopausa che a quelle in menopausa. La durata del trattamento è di 5 anni. Uno studio recente ha dimostrato l’efficacia di Tamoxinfen anche a basse dosi e per una durata inferiore (3 anni).
Exemestane è un inibitore non steroideo dell’aromatasi, che agisce bloccando la produzione, al di fuori delle ovaie, degli ormoni femminili che stimolano le cellule tumorali a crescere. In menopausa le ovaie non producono più estrogeni; l’enzima aromatasi trasforma gli androgeni, prodotti dalle ghiandole surrenali, in estrogeni. L’aromatasi si trova in vari tessuti, in particolare nelle cellule del tessuto grasso.
Gli inibitori dell’aromatasi bloccano l’azione dell’enzima aromatasi e riducono così la produzione e il livello di estrogeni. Devono essere prescritti solo in donne in menopausa naturale o chirurgica. Possono infatti stimolare la produzione ovarica di ormoni femminili se le ovaie non hanno ancora smesso completamente di funzionare.
Tamoxifen e Exemestane hanno effetti collaterali diversi. Lo specialista terrà conto di vari fattori per decidere quale farmaco prescrivere a quale paziente.
L’indicazione all’intervento chirurgico e alla terapia con farmaci deve essere discussa individulmente con il personale curante dedicato.
Testo redatto da Olivia Pagani, oncologo medico
Ultima revisione – febbraio 2020