Origina dalle cellule dei lobuli (zona della ghiandola che produce il latte). rappresenta il 10–15% di tutti i tumori. In alcuni casi può interessare più di una zona dello stesso seno o entrambi i seni. Questo tipo di tumore presenta anche, rispetto agli altri tipi, un rischio leggermente superiore di ripresentarsi nel seno controlaterale a distanza di tempo dalla prima diagnosi.

Sintomi

I disturbi possibili consistono in un cambiamento nella forma o nelle dimensioni del seno, nella comparsa di un nodulo o un ispessimento della pelle, un rigonfiamento sotto l’ascella, un dolore costante al seno o all’ascella e cambiamenti o secrezioni a livello del capezzolo e/o dell’areola. A volte i sintomi dovuti ad un carcinoma lobulare sono poco specifici e spesso il tumore si manifesta come un indurimento o ispessimento del tessuto piuttosto che come un nodulo ben delimitato.

Diagnosi

Poiché i sintomi sono spesso vaghi, la diagnosi di carcinoma lobulare invasivo può essere difficile. Il primo esame che viene abitualmente eseguito è l’esame clinico  a cui fa seguito una mammografia spesso associata ad una ecografia del seno e delle aree di drenaggio linfatico (ascella, collo).

In alcuni casi il carcinoma lobulare invasivo è difficile da individuare nella mammografia e l’estensione del tumore può essere sottostimata. Per questa ragione soprattutto in questo tipo di tumore è utile eseguire una risonanza magnetica (MR o MRI) per definire meglio la grandezza del tumore e programmare in modo adeguato il trattamento successivo.

Per arrivare a una diagnosi definitiva è comunque necessaria una biopsia.
In base alla situazione sono possibili diversi tipi di biopsia:

1) In caso di un nodulo si esegue un esame citologico  o un esame istologico
2) In caso di secrezione del capezzolo si esegue un esame citologico.

Trattamento
Chirurgia

L’intervento chirurgico è di solito il primo trattamento necessario.

Vi sono diversi tipi d’intervento: di tipo “conservativo” cioè di asportazione parziale del seno (tumorectomia  o quadrantectomia)  oppure interventi di asportazione di tutto il seno (mastectomia totale).

Il tipo d’intervento chirurgico proposto dipenderà dal tipo di tumore, dalle sue dimensioni, dalla sua ubicazione nel seno e da quanto tessuto attorno dovrà essere rimosso. Dipenderà inoltre dalla grandezza del seno della paziente. Poiché il carcinoma lobulare invasivo può interessare più zone del seno è più comune che venga proposta una mastectomia rispetto ad altri tipi di tumore. Le diverse possibilità vanno discusse con il chirurgo di riferimento. Una mastectomia è anche di solito raccomandata se non è stato possibile ottenere un margine di tessuto sano dopo un intervento conservativo.

Se viene proposta una mastectomia di solito si discute sulla possibilità di una ricostruzione  del seno. L’intervento di ricostruzione può essere eseguito contemporaneamente alla mastectomia (detta ricostruzione immediata) oppure in un secondo tempo (detta ricostruzione ritardata).

Un aspetto molto importante dell’intervento chirurgico sono i margini: il tumore deve essere rimosso con un bordo (margine) di tessuto normale attorno, per ridurre il rischio di una sua ricomparsa. L’adeguatezza dei margini può essere verificata dal chirurgo durante l’intervento chirurgico ma deve essere confermata dal patologo all’esame istologico.

Nel caso di un tumore lobulare  invasivo al seno è raccomandato rimuovere e analizzare alcuni o tutti i linfonodi sotto il braccio (ascella) per verificare se questi contengano o meno cellule tumorali. I linfonodi dell’ascella sono infatti la prima tappa attraverso cui le cellule tumorali vengono filtrate dal sistema linfatico. Sapere se i linfonodi siano interessati dal tumore è importante per decidere quali trattamenti proporre dopo l’intervento chirurgico.

In alcuni casi prima dell’intervento chirurgico è proposta la chemioterapia o la terapia anti-ormonale. Si parla in questo caso di terapia neoadiuvante o primaria. Generalmente lo scopo è ridurre le dimensioni del tumore in modo che l’intervento chirurgico possa essere più limitato. In alcuni casi la terapia neoadiuvante è necessaria perché le dimensioni del tumore o l’interessamento dei linfonodi sotto l’ascella non consentono subito un intervento chirurgico.

Ulteriori trattamenti

Dopo l’intervento possono essere indicate ulteriori terapie di prevenzione (dette terapie adiuvanti o precauzionali). Le terapie precauzionali servono a ridurre il rischio che il tumore si riformi nel seno o aree circostanti (si parla in questo caso di recidiva locale) e possa diffondersi in altri organi (si parla in questo caso di recidiva a distanza o metastasi). Servono anche a prevenire la comparsa di un tumore nell’altro seno.

Radioterapia

La radioterapia è di solito raccomandata dopo un intervento conservativo per ridurre il rischio che il tumore si riformi nello stesso seno. In alcuni casi la radioterapia può essere indicata anche dopo una mastectomia. Il radioterapista discuterà con la paziente sia i possibili benefici che gli effetti collaterali del trattamento.

Terapie con farmaci

La maggior parte dei carcinomi lobulari invasivi contiene delle proteine all’interno delle cellule (dette anche recettori ormonali) a cui si legano gli ormoni femminili (estrogeni/progesterone) che stimolano le cellule tumorali a crescere. È perciò solitamente indicata una terapia anti-ormonale (endocrina). La chemioterapia viene proposta abitualmente quando vi è l’interessamento delle ghiandole linfatiche sotto l’ascella.
Il carcinoma lobulare invasivo di solito non presenta, sulla superficie delle cellule tumorali, la proteina (detta anche recettore) chiamata HER2 (o Cerb-B2)  che stimola le cellule tumorali a crescere. Non vi è perciò indicazione alla terapia biologica mirata (terapia a bersaglio)  con Trastuzumab (Herceptin®).

 

Testo redatto da  Olivia Pagani,  oncologo  medico

Ultima revisione – febbraio 2017