“Ha adattato tutto il suo essere alla nuova condizione: faccia preoccupatissima, voce flebile e lamentosa, sguardo spento, spalle curve e ogni genere di sospiri.
Allora, come si dice a Roma, ho sbroccato “Ora basta, io sto benissimo.
Fulminea la risposta di mio figlio “Parli bene, mica ce l’hai tu la moglie con il cancro”.
(C.Piga, “Ho il cancro e non ho l’abito adatto”, Mursia, 2007)
Per il partner si tratta di un periodo molto delicato e difficile, volto ad ascoltare e accompagnare la compagna, e a sostenere gli eventuali figli. Difficilmente il partner esprime le proprie paure, i timori e le difficoltà nel tentativo di proteggere la donna da ulteriori preoccupazioni.
La condivisione reciproca di idee, pensieri, vissuti, emozioni e preoccupazioni aiuta entrambi e diminuisce l’ansia, la tristezza e i timori per il futuro.
È utile permettere ad entrambi di conoscere la reale situazione e di avere spazi e momenti di ascolto reciproco; aiuta entrambi a sentirsi uniti in un percorso, che diventa meno faticoso se non è affrontato da soli.
“Mia moglie dice che le è stato di grande aiuto l’atteggiamento determinato, che ho avuto dal primo momento, nell’affrontare la battaglia.
Le rispondo che non potrei mantenerlo se non potessi contare sulla sua calma e sulla sua tranquillità.
Siamo acqua e nave. Non potrei veleggiare verso nessun porto se il mare non mi sostenesse”.
(C. Sannucci, A parte il cancro tutto bene, Mondadori, 2008)
Testo redatto da Gabriella Bianchi Micheli, Psicoterapeuta e Psiconcologa FSP
Ultima revisione – febbraio 2017