È il tipo più frequente di tumore al seno. Rappresenta infatti il 75% di tutti i tumori ed origina dalle cellule dei dotti cioè i canalini che conducono il latte al capezzolo.
Sintomi
I disturbi possibili consistono in un cambiamento nella forma o nelle dimensioni del seno, nella comparsa di un nodulo o un ispessimento della pelle, un rigonfiamento sotto l’ascella, un dolore costante al seno o all’ascella e cambiamenti o secrezioni a livello del capezzolo e/o dell’areola. Lo screening mammografico spesso rivela tumori molto piccoli che non causano alcun disturbo. In alcuni casi può esserci un carcinoma duttale invasivo quando nella mammografia sono presenti piccoli depositi di calcio (micro-calcificazioni) nei dotti che nella mammografia appaiono come piccole macchie bianche.
Diagnosi
Il primo esame che viene abitualmente eseguito è l’esame clinico a cui fa seguito una mammografia spesso associata ad una ecografia del seno e delle aree di drenaggio linfatico (ascella, collo). In alcuni casi è utile eseguire una risonanza magnetica (MR o MRI) per definire meglio l’estensione del tumore e programmare in modo adeguato il trattamento successivo.
Per arrivare a una diagnosi definitiva è comunque necessaria una biopsia. In base alla situazione sono possibili diversi tipi di biopsia:
- In caso di un nodulo si esegue un esame citologico o un esame istologico
- In caso di secrezione del capezzolo si esegue un esame citologico
- In caso di micro-calcificazioni si esegue un mammotome
(detto anche biopsia stereotattica).
Trattamento
Chirurgia
L’intervento chirurgico è di solito il primo trattamento anche se a volte vengono proposte prima la chemioterapia o la terapia anti-ormonale. Si parla in questo caso di terapia neoadiuvante o primaria. Generalmente lo scopo è ridurre le dimensioni del tumore in modo che l’intervento chirurgico possa essere più limitato. In alcuni casi la terapia neoadiuvante è necessaria perché le dimensioni del tumore o l’interessamento dei linfonodi sotto l’ascella non consentono subito un intervento chirurgico.
Vi sono diversi tipi d’intervento; di tipo “conservativo” cioè di asportazione parziale del seno (tumorectomia) o quadrantectomia) oppure interventi di asportazione di tutto il seno (mastectomia totale).
Il tipo d’intervento chirurgico proposto dipenderà dal tipo di tumore, dalle sue dimensioni, dalla sua ubicazione nel seno e da quanto tessuto attorno dovrà essere rimosso. Dipenderà inoltre dalla grandezza del seno della paziente. Le diverse possibilità vanno discusse con il chirurgo di riferimento. Una mastectomia è anche di solito raccomandata se non è stato possibile ottenere un margine di tessuto sano dopo un intervento conservativo.
Se viene proposta una mastectomia di solito si discute sulla possibilità di una ricostruzione del seno. L’intervento di ricostruzione può essere eseguito contemporaneamente alla mastectomia (detta ricostruzione immediata) oppure in un secondo tempo (detta ricostruzione ritardata).
Un aspetto molto importante dell’intervento chirurgico sono i margini: il tumore deve essere rimosso con un bordo (margine) di tessuto normale che lo circonda, per ridurre il rischio di una sua ricomparsa. L’adeguatezza dei margini può essere verificata dal chirurgo durante l’intervento chirurgico ma deve essere confermata dal patologo all’esame istologico.
Nel caso di un tumore invasivo al seno, è raccomandato rimuovere e analizzare alcuni o tutti i linfonodi sotto il braccio (ascella) per verificare se questi contengano o meno cellule tumorali. I linfonodi dell’ascella sono infatti la prima tappa attraverso cui le cellule tumorali vengono filtrate dal sistema linfatico. Sapere se i linfonodi siano interessati dal tumore è importante per decidere quali trattamenti proporre dopo l’intervento chirurgico.
Ulteriori trattamenti
Dopo l’intervento possono essere indicate ulteriori terapie di prevenzione (dette terapie adiuvanti o precauzionali). Le terapie precauzionali servono a ridurre il rischio che il tumore si riformi nel seno o nelle aree circostanti (si parla in questo caso di recidiva locale) e possa diffondersi in altri organi (si parla in questo caso di recidiva a distanza o metastasi). Servono anche a prevenire la comparsa di un tumore nell’altro seno.
Radioterapia
La radioterapia è di solito raccomandata dopo un intervento conservativo per ridurre il rischio che il tumore si riformi nello stesso seno. In alcuni casi la radioterapia può essere indicata anche dopo una mastectomia. Il radio-oncologo discuterà con la paziente sia i possibili benefici che gli effetti collaterali del trattamento.
Terapia con farmaci
Possono essere indicate la chemioterapia , la terapia anti-ormonale (endocrina), o le terapie biologiche mirate (terapie a bersaglio).
Testo redatto da Olivia Pagani, oncologo medico
Ultima revisione – febbraio 2017