Le domande sotto elencate sono tratte da La mammografia, un aiuto per capire e per decidere
Dipartimento della sanità e della socialità, Sezione sanitaria e Europa Donna, Sezione Svizzera Italiana, Bellinzona 2008, Revisione testo 2009.

Ho 42 anni. La mammografia come diagnosi precoce si addice a me?

Non esistono al momento prove che un esame mammografico regolare per le donne di età compresa tra 40 – 49 anni riduca la mortalità.

Prima dei 50 anni il tessuto del seno è generalmente più denso e può essere difficile identificare con la mammografia un eventuale tumore. In questo caso si associa l’ecografia che permette di visualizzare meglio lesioni anche in un seno denso.

È comunque sempre consigliata un’attenzione regolare verso il proprio seno. In caso di dubbio è bene chiedere consiglio al proprio medico di famiglia, al ginecologo di fiducia o rivolgersi ad un centro di senologia.

A quali radiazioni mi espongo sottoponendomi alla mammografia?

Il rischio legato all’assorbimento di radiazioni (raggi X) durante l’esame mammografico è estremamente basso e diminuisce con l’aumentare dell’età della donna. Una buona compressione del seno durante la mammografia riduce ulteriormente la dose di raggi X.

Nella donna molto giovane (prima dei 30 anni) il tessuto mammario è più sensibile ai raggi: sottoporsi a mammografie in questa fascia d’età può aumentare leggermente il rischio dell’insorgenza del tumore al seno. Per questo motivo l’indicazione a tale esame deve essere posta con attenzione.

La diagnosi precoce mi permette di evitare l’insorgenza del tumore al seno?

No, la diagnosi precoce non impedisce al tumore di formarsi. La diagnosi precoce permette di individuare il tumore nella fase più precoce del suo sviluppo, in modo tale da poter proporre una terapia efficace con tempestività.

In alcuni casi può succedere che la diagnosi precoce anticipi solo la cattiva notizia senza comportare un vero beneficio in termini di mortalità.

Attualmente non è possibile sapere in quale donna la diagnosi precoce avrà un reale vantaggio ed in quale ci sarà solo un’anticipazione della diagnosi.

Ho letto che ci potrebbero essere circa il 20 – 30% di morti in meno per tumore al seno se le donne facessero regolarmente l’esame mammografico, è vero?

Sì, ma la diminuzione della mortalità del 20 – 30% va interpretata correttamente. Infatti senza mammografia, su 1000 donne 6 muoiono per tumore al seno nell’arco di 10 anni. Con lo screening mammografico, nello stesso lasso di tempo, a morire sarebbero 4 donne su 1000. Quattro donne invece di sei, dal punto di vista numerico, rappresentano una riduzione della mortalità del 30%.

Tuttavia una diagnosi precoce, anche quando non riduce la mortalità, può permettere un trattamento chirurgico meno invasivo e meno mutilante e dunque una migliore qualità di vita.

Ci sono rischi dovuti ad una diagnosi precoce?

Si dice sempre che “prima si riconosce un tumore al seno, meglio è”.

La diagnosi precoce comporta dei rischi, anche se consente abitualmente di individuare tumori più piccoli che, nella stragrande maggioranza dei casi, possono poi essere trattati con terapie meno invasive e mutilanti.

Tuttavia, la mammografia può anche portare a un eccesso di diagnosi (sovradiagnosi) e di trattamento: alcuni tumori crescono molto lentamente e non si manifestano con dei sintomi durante la vita della paziente, anche se la persona interessata non fa la mammografia di diagnosi precoce.

Il numero di sovradiagnosi è stimato di 2-10 casi in 1000 donne tra i 50-60 anni che fanno la mammografia durante 10 anni.

Possono causare un eccesso di diagnosi anche alcune alterazioni pre-tumorali (i cosiddetti tumori “in situ”) che si manifestano abitualmente come piccoli depositi di calcio detti “microcalcificazioni” (visibili unicamente alla mammografia) e che con il tempo potrebbero trasformarsi in tumori maligni.

Poiché i medici non sono ancora in grado di prevedere l’evoluzione clinica nei singoli casi, non è possibile astenersi dalla terapia e, di conseguenza, l’eccesso di diagnosi può causare trattamenti non necessari. Il trattamento precoce può non migliorare il risultato definitivo, ma soltanto anticipare il momento della cura e la relativa preoccupazione.

Il miglioramento degli esami diagnostici potrebbe consentire di distinguere più facilmente in un prossimo futuro le alterazioni “innocue” che non richiedono alcuna terapia.

Ci sono altri possibili rischi di una diagnosi precoce?

Tra i rischi vi sono falsi sospetti di tumore al seno che, in un secondo momento, si rivelano infondati. Espresso in cifre ciò significa che sull’arco di 10 anni circa 240 donne su 1000 devono sottoporsi a ulteriori esami a causa di un referto sospetto che poi risulta non confermato: si parla in questo caso di risultati “falsi positivi” o “falsi allarmi”.

Dunque, anche la mammografia ha i suoi limiti. Quando vengono evidenziate delle anomalie sono richiesti ulteriori approfondimenti. La maggior parte di queste anomalie non sono dovute alla presenza di un tumore al seno, ma sono in realtà dei risultati “falsi positivi” o “falsi allarmi” e possono quindi creare ansia in quelle donne che devono ripetere l’esame o sottoporsi ad ulteriori indagini.

Sono frequenti i falsi allarmi?

Il numero dei falsi allarmi è più alto nelle donne più giovani, mentre tende a diminuire con l’età.

Vi sono studi che dimostrano che nell’arco di 10 anni (nel caso di esami ad intervalli di due anni) quasi una donna su quattro (il 24%) riceve almeno una volta una diagnosi che si rivela un falso allarme.

In circa 60 donne su 1000 è inoltre necessario procedere a un prelievo di tessuti (detto biopsia) per chiarire il risultato della mammografia.

Se tutte le mammografie fossero effettuate in centri specializzati e accreditati, la percentuale di falsi allarmi sarebbe ridotta in modo considerevole.

Vi sono mammografie con risultati normali che in realtà non lo sono? (falsi negativi).

Studi dimostrano che tumori al seno possono non essere visti dalla mammografia. In questi casi si parla di “risultati falsi negativi”. Questo capita a 5 donne su 1000 che fanno la mammografia ogni 2 anni durante 10 anni.

Questo fatto può essere spiegato in questo modo:
le caratteristiche personali del seno e del tumore: il tessuto, a volte anche in seguito a una terapia ormonale durante e dopo la menopausa, è talmente denso e impermeabile ai raggi che sulla radiografia è difficile riconoscere un tumore.

La qualità dell’apparecchio radiologico e l’esperienza del medico radiologo consentono di ridurre al minimo i falsi negativi.

Cosa può succedere nel periodo tra una mammografia e l’altra?

I tumori che crescono rapidamente, possono formarsi nel periodo che intercorre tra gli esami biennali. In questi casi si parla di “carcinomi d’intervallo”.

Cosa cambia per chi in famiglia ha parenti diretti con tumore al seno?

Il tumore al seno è una malattia abbastanza frequente.

In una minoranza di donne sono presenti diversi casi di tumore al seno in famiglia; in tal caso è necessario eseguire controlli medici e radiologici specifici e più frequenti di quelli raccomandati alla popolazione generale.

E’ possibile valutare la presenza di una predisposizione mediante una consulenza specialistica (consulenza genetica).

Bilancio quantitativo dei benefici e dei rischi della mammografia  (1)
Bilancio dei benefici e dei rischi della mammografia come diagnosi precoce tra 1000 donne di età tra 50 e 60 anni che si sottopongono ogni2 anniallamammografia per una durata di 10 anni Tra 1000 donne che non fanno la mammografia Tra 1000 donne che fanno la mammografia*
Decedute per tumore al seno 6 4
Decedute per altre cause 25 25
Non decedute 969 971
Diagnosi: tumore al seno 20 33
Donne con almeno un referto mammografico sospetto (falso allarme) 242
Donne con un referto mammografico “falso negativo” 5
Donne a cui è effettuata una biopsia per chiarire un falso allarme 64
Donne con una sovradiagnosi 2-10  (2)
*Ogni donna del gruppo “con mammografia” è sottoposta complessivamente a 5 esami mammografici nell’arco di 10 anni.
(1) Barrat A. Howard K, Irwing L, et al. Model of outcomes of screening mammography: information to support informed choices. BMJ 2005; 330: 936 – 938.
(2)Welch H.G. Overdiagnosis and mammography screening. BMJ 2009; 339:b1425

 

Testo a cura di: Annemarie Fahrländer, psicologa-psicoterapeuta, già collaboratrice scientifica dell’Ufficio del medico cantonale, DSS, Cantone Ticino

Ultima revisione – marzo 2016